Mancanza di tutele legali nel nostro Paese per le famiglie omogenitoriali
Le coppie di genitori omosessuali, al pari di quelle etero, litigano, si lasciano, possono rompere la loro unione e possono affrontare la loro separazione in modo costruttivo o conflittuale. E, a fronte di un rapporto di coppia che si rompe e di figli da crescere, possono avere bisogno di un percorso di Mediazione Familiare. Ma per poter mediare le coppie omogenitoriali e individuare le modalità professionali più opportune, è importante conoscere gli aspetti che caratterizzano queste coppie, approfondire le discriminazioni, affrontare gli stereotipi, indagare i nostri stessi pregiudizi.
Una delle considerazioni è che le famiglie omogenitoriali sono diverse dalle altre perché non sono riconosciute dallo Stato. I genitori non possono entrambi esercitare gli stessi diritti e doveri dei genitori eterosessuali sulla prole e i bambini che crescono in queste famiglie non possono godere delle stesse tutele rivolte a tutti gli altri bambini italiani. I nuclei omogenitoriali vivono processi di scollamento tra la “normalità” vissuta nella quotidianità delle proprie vite familiari e la “non normalità” rimandata dai luoghi sociali e istituzionali di appartenenza, attraverso il non riconoscimento giuridico e lo stigma sociale. Nel nostro Paese il genitore è, nel caso delle coppie lesbiche, la mamma che partorisce; nel caso delle coppie gay è il papà con cui c’è un legame biologico [Bottino, Danna, 2005; Lollini 2011] e questo può avere implicazioni e conseguenze negative, soprattutto per i bambini e bambine che crescono in queste famiglie [Lampis, De Simone, 2015].
La carenza di tutela riguarda:
a) Il riconoscimento giuridico solo del genitore biologico e non di quello sociale, con ciò che ne consegue nella gestione della vita ordinaria.
b) L’esclusione del co-genitore, in assenza di delega del genitore biologico, nelle micro-organizzazioni della vita quotidiana (scuola, servizi educativi, sociali, sanitari: ricoveri ospedalieri, l’incontro con gli insegnati, il medico, il datore di lavoro ecc. ). Questo alimenta le dinamiche di stigmatizzazione e discriminazione. Bastianoni e Baiamonte hanno evidenziato che spesso le eventuali problematiche dei genitori omosessuali e dei loro figli erroneamente sono stati attribuiti alla forma familiare, senza considerare che molte di queste derivano dal fatto di vivere in un contesto socio-culturale altamente discriminante. [Bastianoni, Baiamonte, 2015]
c) In caso di separazione: il co-genitore non ha obbligo di mantenimento del figlio/a del partner, così come non viene riconosciuto alcun diritto/dovere di accesso al figlio del partner
d) In caso di morte del genitore non biologico il figlio non biologico viene escluso dall’asse diretto della successione ereditaria sia del genitore non biologico che dei suoi parenti prossimi
e) In caso di morte del genitore biologico e/o di separazione della coppia omogenitoriale, il figlio rischia la privazione della continuità affettivo/relazionale con il genitore non biologico
Ciò che preoccupa le famiglie omosessuali è che “la possibilità di stare vicino al bambino in ospedale o di seguirne l’andamento scolastico è legata alla disponibilità di medici e insegnanti”: mancando un riconoscimento giuridico viene a mancare anche il riconoscimento sociale. Per ovviare, in Italia, vista la mancanza di leggi a favore delle coppie di genitori omosessuali, è possibile formalizzare il riconoscimento del ruolo di co-genitore, quindi l’assunzione di diritti e di doveri che questo ruolo comporta, attraverso una scrittura privata. L’accordo privato non ha un valore coercitivo, ma indubbiamente rappresenta una volontà espressa liberamente anche dal genitore biologico per tutelare l’interesse del minore.
Gisella Pricoco
Mediatrice Familiare